Una fobia è una paura spropositata e spesso irrazionale nei confronti di stimoli di vario tipo, dai più classici (come i ragni), ai più assurdi (come aprire gli occhi).
Vi è mai capitato di sentire una forte inquietudine nei confronti di uno stimolo che, in realtà, non avrebbe dovuto suscitare alcuna reazione emotiva? Prendiamo ad esempio un alveare. In questo caso si potrebbe pensare che la paura di essere punti dagli insetti è ciò che ci suscita inquietudine.
Eppure in molti casi non è quello lo stimolo che ci attiva, quanto piuttosto la tipica conformazione degli alveari stessi, pieni di buchi. Esiste infatti una paura dei buchi, anche nota col termine di tripofobia.
Ebbene sì, si può avere paura dei buchi… così come di tante altre cose che per alcuni potrebbero sembrare innocue, mentre per altri provocare delle vere e proprie reazioni di panico. Diamo dunque un’occhiata alle fobie più assurde che esistono, compresa la paura di aprire gli occhi!
Quest’ultima prende il nome di optofobia e porta chi ne soffre a vivere costantemente con gli occhi chiusi, pur non avendo subito veri e propri danni agli occhi. Correlata alla optofobia esiste la eliofobia, cioè la paura della luce. In particolare quella solare, ma in altri casi anche quella proveniente da altre fonti luminose.
Avete mai avuto il timore di arrossire in pubblico? Forse potreste soffrire di eritrofobia. E quella di non saper gestire le responsabilità sul lavoro? Quest’ultima sembrerebbe una tipica reazione da ansia da prestazione, ma nei casi di ergofobia è una vera e propria paura di tutto ciò che è connesso all’attività lavorativa.
Altra paura apparentemente irrazionale è quella dei palloncini, anche nota come globofobia, spesso associata a ricordi traumatici risalenti al periodo infantile. La paura irrazionale delle rane prende il nome di ranidafobia, mentre quella di polli e galline (e badate bene, non degli uccelli in generale, che si chiama invece ornitofobia) si chiama alectorofobia.
Molti adulti possono avere un rapporto conflittuale con gli adolescenti, ma quando ciò si trasforma in una vera e propria paura allora si può parlare di efebofobia. Per non parlare di chi ha paura di sentirsi estromesso o disconnesso dalla società (nomofobia), che si contrappone nettamente a chi pagherebbe oro per potersi astrarre da tutto e tutti almeno per un po’.
Infine una paura che ha del metacognitivo: la paura della paura stessa si chiama fobofobia. Per paura di avere paura, insomma, si finisce per avere paura. Così come spesso capita che per l’ansia di provare ansia, si finisce per provare ansia. Un loop apparentemente difficile da spezzare che, come anche per tutti gli altri stimoli, si può risolvere grazie a terapie specifiche. Quindi niente paura!
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