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Aumento di 7.000 euro al mese per i ministri: è bufera

Aumento di ben 7.000 euro al mese per i ministri: l’emendamento alla manovra scatena il caos

La politica italiana è sempre un terreno fertile per polemiche e discussioni, e questa volta a sollevare polveroni è un emendamento che potrebbe portare un cospicuo aumento di stipendio per alcuni membri del governo.

Aumento di 7.000 euro al mese per i ministri: è bufera – Bibliotecasantagiustina

Non si tratta di un aumento qualsiasi, ma di un incremento che sfiora i 7.200 euro al mese per i ministri, i viceministri e i sottosegretari non eletti in Parlamento, che rappresentano una parte del governo definita “tecnica”. Ma quanto guadagnano di solito i ministri italiani, e cosa prevede esattamente questa nuova proposta? Scopriamolo insieme.

Attualmente, i membri del governo, come i ministri (tra cui i più noti come il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi o quello della Difesa Guido Crosetto), percepiscono un’indennità mensile di circa 10.435 euro lordi. A questa cifra si aggiungono altre indennità e rimborsi, tra cui circa 3.500 euro di diaria, la stessa che spetta a deputati e senatori, e circa 3.690 euro di rimborsi per il mandato. Non mancano poi rimborsi annuali per i viaggi e le spese telefoniche, che possono arrivare a 1.200 euro. Insomma, con una media di 15.000 euro al mese, la cifra non è certo irrisoria, ma per alcuni, evidentemente, non basta ancora.

Aumento di stipendio per i ministri: oltre 20mila euro al mese

La proposta che ha messo in agitazione il mondo politico prevede un aumento consistente di 7.193,11 euro al mese per quei ministri e viceministri non parlamentari. L’emendamento, che fa parte della nuova manovra finanziaria, ha lo scopo di allineare i compensi dei membri del governo con quelli dei parlamentari.

In altre parole, chi non è stato eletto in Parlamento ma ricopre un ruolo di ministro, viceministro o sottosegretario, potrebbe vedersi riconoscere uno stipendio più alto, portando l’importo totale mensile vicino ai 22.000 euro lordi, tra stipendio e rimborsi.

Questa proposta ha scatenato numerose polemiche, soprattutto tra le file dell’opposizione. Mentre il governo difende la misura come un atto giusto per allineare i compensi e garantire un trattamento equo tra parlamentari e membri tecnici del governo, l’opposizione non ci sta.

Opposizioni all’attacco, le motivazioni del ministro Crosetto

Elly Schlein, segretario del Partito Democratico, ha parlato di “un colpo di mano” che arriva nel momento sbagliato, accusando il governo di preferire aumentare gli stipendi dei ministri piuttosto che intervenire su temi come il salario minimo o il potenziamento delle pensioni minime, questioni che, a suo dire, dovrebbero essere prioritari in una manovra finanziaria.

Opposizioni all’attacco, le motivazioni del ministro Crosetto (Ansa Foto) – Bibliotecasantagiustina

A farsi sentire, tra i più coinvolti, è anche Guido Crosetto, ministro della Difesa, uno dei principali beneficiari dell’aumento. Crosetto ha ammesso che, pur trovando giusto il principio che stabilisce un trattamento economico simile a quello dei parlamentari, sarebbe favorevole a rimandare la misura al prossimo governo. Il ministro ha sottolineato come l’intenzione sia quella di evitare polemiche inutili, specificando che la norma non è stata pensata per fare demagogia, ma per “tutelare il ruolo dei ministri e la loro libertà“. Secondo Crosetto, è fondamentale che chi ricopre un incarico pubblico così importante non si senta influenzato da pressioni economiche esterne, il che giustificherebbe l’allineamento dei compensi.

Le critiche si concentrano però sulle tempistiche e sul fatto che, proprio mentre il governo avanza con proposte per aumentare le indennità dei membri del governo, continua a bocciare altre proposte, come quelle sul salario minimo e l’integrazione delle pensioni minime. C’è chi ritiene che queste scelte siano un segnale di disconnessione con le difficoltà economiche che vive gran parte della popolazione, specialmente in un periodo come quello attuale, segnato da un’inflazione crescente e da una crisi sociale che non accenna a diminuire.

A questo punto, resta da capire come evolverà la discussione e se il governo deciderà di mantenere o modificare la proposta. In ogni caso, l’aumento di stipendio ha acceso un dibattito infuocato e, per molti, rischia di creare un ulteriore distacco tra la politica e i cittadini. Non sarà facile giustificare un aumento simile in un momento di difficoltà economica generalizzata. Chi ha ragione, alla fine? Solo il tempo dirà se questa mossa sarà davvero giustificata o se, invece, si tramuterà in un boomerang per l’esecutivo.

Giancarlo Spinazzola

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